Nel mondo dell’arte, quando qualcosa vibra davvero, lo senti prima ancora di capirlo.
È il caso di Elena Brovelli, artista italiana che sta riscrivendo le regole del performativo contemporaneo.
In due anni, ha firmato un’opera per Porsche utilizzando il leggendario tessuto “Pepita”, ha esposto in contesti museali accanto alle étoiles della Scala, ha collaborato con Fondazione De Marchi e FIRA, ed è oggi protagonista in mostre da Milano a Monaco, da Padova a Innsbruck, dopo una personale su 800mq durante la Milano Design Week che ha visto la presenza di nomi prestigiosi.

Il suo coefficiente artistico è salito a 3.5, le sue opere sono già in collezioni private internazionali e l’esperienza artistica immersiva presso Amedia Hotel by Wyndham ha segnato l’ingresso dell’artista in un nuovo formato espositivo: la stanza che respira arte.
Un preludio alla prossima collaborazione con la prestigiosa Curio Collection by Hilton, in programma a Napoli nel 2026.
Ma Brovelli non cerca la ribalta.
Non rilascia interviste.
Non si espone.
È il suo corpo a parlare.
Con The Calling, Brovelli pubblica una trilogia di video performativi su YouTube.
Tre episodi. Tre atti silenziosi.
Tre chiamate ricevute in luoghi archetipici: la foresta, il mare, la soglia.
Ogni episodio corrisponde alla nascita di opere fisiche.
Portali unici già noti ad alcuni collezionisti.
Questa è arte che non chiede il permesso.
È già tra noi. Sta solo scegliendo chi la saprà vedere.
